Amicizia

AMICI PER SEMPRE – (THE CURE) – Usa 1995 – Drammatico – 99 min. 

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I dodicenni Dexter ed Erik, che frequentano la stessa classe con un poco d’antipatia l’uno verso l’altro, tanto più che circola la voce che Dexter sia portatore di AIDS, abitano in due villini adiacenti, con una staccionata in comune che divide i loro giardini. Sono ragazzi molto soli: Linda, la mamma di Dexter, lavora in un supermercato e non ha molto tempo da dedicare al figlio, gracile di salute, che pur ama e chiama affettuosamente “dolcezza”; Gail, la mamma di Erik, è un’alcolista che vuol bene al ragazzo ma lo trascura a motivo del bere diventando irritabile e nervosa. Quando, un pomeriggio, Erik sente tossire Dexter dall’altra parte della staccionata lo invita a giocare a battaglia navale e, incurante delle dicerie e delle provocazioni dei coetanei, gli diviene inseparabile amico e tenta a modo suo di aiutarlo ad uscire dal male di cui ignora la pericolosità con diete discutibili a base di merendine dolci e d’infusi d’erbe, talvolta addirittura velenose. Gradatamente i due amici cominciano ad avventurarsi in scorribande fuori dai loro recinti protetti, finché Erik, venuto a conoscenza che uno specialista di New Orleans sta sperimentando positivamente nuove terapie per la cura dell’AIDS, e non avendo il senso delle distanze, riesce a convincere Dexter a una fuga verso quella meta, che – ne è convinto – restituirà la salute all’amico. Il viaggio dei due ragazzi, dapprima in un gommone, poi su un battello di gente senza scrupoli, è un insieme di eccitanti novità, imprevisti e rischi, che mettono a dura prova la precaria salute di Dexter. Finalmente riescono a telefonare a Linda che si precipita a riprendere i due fuggitivi e a ricoverare il figlio in una struttura ospedaliera adatta. Erik non abbandona l’amico: è sempre accanto al suo letto, anche contro il parere della madre, alcolista e nevrotica, ma pure allarmata per il rischio che il figlio corre di contrarre il terribile male. L’inventiva di Erik per tenerlo allegro e fargli dimenticare il male non conosce limiti, tuttavia le cure non giovano. Ma l’amicizia da senso al soffrire e al morire.

 

CONTA SU DI ME – Germania 2017 – Commedia – 104 min.

Locandina italiana Conta su di me

Lenny, il figlio trentenne di un cardiochirurgo viene costretto dal padre, dopo l’ennesima trasgressione, ad occuparsi di David, un adolescente affetto da una malattia che gli lascia poco tempo da vivere. Non mancando di mezzi economici dovrà fargli stendere una lista dei desideri ed esaudirli tutti. Alcuni potranno essere soddisfatti con il denaro ma altri hanno bisogno di molto di più.

La base della narrazione è reale e il film ce ne mostra le prove. Certo ci sono situazioni finalizzate al sorriso o alla tenerezza collocate al punto giusto ma si sente che sotto e al di là di esse staziona la vita vissuta con tutte le sue preoccupazioni. Questo elemento emerge non tanto dal rapporto tra i due protagonisti che parte da un’iniziale reciproca diffidenza per poi sciogliersi e trasformarsi in complicità quanto piuttosto dalla figura della madre di David.

Questa donna che deve gestire da sola il progressivo avvicinarsi a una fine che sembra segnata sul calendario di un figlio così giovane è una persona comune che dedica tutte le sue facoltà al figlio mentre cerca conforto in un fedele che frequenta la sua stessa comunità religiosa. Il sapere che il ragazzo è affidato alle cure di un trentenne che di affidabile sembra avere solo la propensione per la bella vita non può rassicurarla. Ecco allora la richiesta di foto frequenti che dimostrino che il figlio sta bene.

Potremmo definire Conta su di me un film didattico (nel senso positivo del termine). Uno di quei film che andrebbero mostrati nelle scuole per dimostrare e mostrare, con il mezzo dell’entertainment, che c’è un’umanità che vive nel disagio e/o nella malattia che spesso si trova a poca distanza da noi. Trovare un po’ di tempo per ‘volontariarsi’ farebbe bene a loro e a noi.

 

GREEN BOOK – USA 2018 – commedia – 130 min.  (amicizia e pregiudizi razziali)

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New York City, 1962. Tony Vallelonga, detto Tony Lip, fa il buttafuori al Copacabana, ma il locale deve chiudere per due mesi a causa dei lavori di ristrutturazione. Tony ha moglie e due figli, e deve trovare il modo di sbarcare il lunario per quei due mesi. L’occasione buona si presenta nella forma del dottor Donald Shirley, un musicista che sta per partire per un tour di concerti con il suo trio attraverso gli Stati del Sud, dall’Iowa al Mississipi. Peccato che Shirley sia afroamericano, in un’epoca in cui la pelle nera non era benvenuta, soprattutto nel Sud degli Stati Uniti. E che Tony, italoamericano cresciuto con l’idea che i neri siano animali, abbia sviluppato verso di loro una buona dose di razzismo.

Green Book è basato sulla storia vera di Shirley, un virtuoso della musica classica, e del suo autista temporaneo nel loro viaggio attraverso il pregiudizio razziale e le reciproche differenze. Il musicista nero è istruito, parla molte lingue, veste come un damerino e non sopporta volgarità e bassezze, mentre Tony Lip è ignorante, parla con un pesante accento del Bronx costellato di espressioni pseudoitaliane, mangia sempre fast food con le mani e quelle mani le mena volentieri. Ma anche per questo Tony è l’uomo giusto per accompagnare il raffinato musicista di colore e risolvere a modo suo i tanti problemi che l’improbabile duo incontrerà lungo il cammino.

La forza motrice di Green Book sono i due interpreti: Viggo Mortensen nei panni dell’italoamericano rozzo e refrattario alle regole, ma dotato di innati buon senso e buon cuore, e Mahershala Ali in quelli del musicista nero colto e misurato. E poiché la loro interazione deve portare ad una reciproca crescita, oltre che ad una reciproca comprensione, Tony Lip dovrà imparare dal suo passeggero che i piccoli imbrogli, le botte e le “stronzate” tengono quelli come lui ancorati al gradino più basso della scala sociale, così come Don Shirley dovrà riconnettersi con la sua “negritudo” e smettere di guardare le persone del suo colore come corpi estranei.

Il ‘Green Book’ del titolo è una guida per automobilisti afroamericani, costretti a guidare solo su alcune strade e a soggiornare solo nei locali a loro assegnati, ma il film di Farrelly va a zig zag attraverso territori proibiti e consuetudini tacitamente accettate. Green Book è un vero spasso, un classico film americano da grande pubblico scritto, diretto e interpretato con tutti gli attributi, e anche ciò che potrebbe sembrare eccessivamente piacione nasconde invece una misura non trascurabile di coraggio e dignità.

 

L’ULTIMA ESTATE – RICORDI DI UN’AMICIZIA – USA 2002 – Drammatico – 91 min. 

Chicago, 1976: il piccolo Pete, di famiglia cattolica, rimproverato per le sue marachelle dalla suora che gli fa da insegnante, intraprende una missione divina per far del bene nella propria comunità e dimostrare così di meritarsi il paradiso. Suo improbabile partner è Danny, un ragazzino ebreo col quale Pete imparerà il vero significato delle parole “speranza” e “amicizia”.

 

QUASI AMICI – Francia 2011 – Commedia – 112 min. 

Locandina Quasi amici

La vita derelitta di Driss, tra carcere, ricerca di sussidi statali e un rapporto non facile con la famiglia, subisce un’impennata quando, a sorpresa, il miliardario paraplegico Philippe lo sceglie come proprio aiutante personale. Incaricato di stargli sempre accanto per spostarlo, lavarlo, aiutarlo nella fisioterapia e via dicendo Driss non tiene a freno la sua personalità poco austera e contenuta. Diventa così l’elemento perturbatore in un ordine alto borghese fatto di regole e paletti, un portatore sano di vitalità e scurrilità che stringe un legame di sincera amicizia con il suo superiore, cambiandogli in meglio la vita.