Cartoni animati

A CHRISTMAS CAROL – USA 2009 – Fantasy, Animazione, Drammatico – 96 min. 

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Ebenezer Scrooge inizia le festività natalizie mostrando il suo solito disprezzo, urlando al suo fedele impiegato e al gioviale nipote. Ma quando gli spiriti del Natale Passato, Presente e Futuro lo portano in un viaggio che gli rivela delle verità che il Vecchio Scrooge non ama affrontare, capisce di dover aprire il suo cuore per compensare anni di cattiva condotta prima che sia troppo tardi.

 

IL RE LEONE – USA 1994 – Animazione – 90 min. 

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Simba è un cucciolo di leone, figlio di re Mufasa e principe ereditario della Savana. Curioso e avido di vita, contravviene agli ammonimenti del padre e si lascia convincere dall’infido zio Scar a visitare il misterioso ‘cimitero degli elefanti’, dove viene aggredito da tre iene ebeti e fameliche. Soccorso dal padre, Simba promette di non disobbedire più e di seguire disciplinato le orme del genitore. Ma Scar è in agguato. Ostinato a usurpare il trono del fratello, di cui invidia la forza e la saggezza, orchestra un nuovo piano per liberarsi definitivamente di re e principe. Appoggiato dalle iene, a cui ha promesso cibo a volontà, Scar riesce nella tragica impresa, uccide il fratello e si proclama tiranno di un regno oscuro. Simba, sopravvissuto ed esiliato dallo zio e dal senso di colpa, inventa altrove una vita ‘senza pensieri’. Diversi anni dopo ritroverà il suo passato nello sguardo di chi lo ha amato e deciderà di riprendersi il regno e l’orgoglio perduti.

 

IL RE LEONE 2 – IL REGNO DI SIMBA – USA/Australia – 1998 – 81 min. 

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Kiara, figlia di Simba e Nala, viene presentata dal vecchio Rafiki agli animali delle Terre del Branco, sotto lo sguardo benevolo dello spirito di Mufasa. Kiara, fin dall’inizio, dimostra di avere un carattere forte e indipendente, insofferente alle imposizioni del padre. Un giorno, giocando nelle Terre del Branco, la giovane leonessa si accorge di essere pedinata da Timon e Pumbaa, incaricati da Simba di controllarla di nascosto. Kiara approfitta di una momentanea distrazione dei due maldestri baby-sitter per fuggire ed entrare nelle Terre di Nessuno, luogo di residenza dei leoni esiliati dal branco perché ancora fedeli a Scar. Qui Kiara incontra Kovu, cucciolo di leone appartenente al branco degli esuli. I due vivono insieme una brutta avventura con alcuni coccodrilli, ma continuano a giocare insieme. Improvvisamente appaiono Simba e Zira, madre di Kovu e leonessa a capo dei “Rinnegati”. Ella rivela come Kovu sia stato scelto da Scar come suo erede al trono. Simba e Kiara tornano alla Rupe dei Re discutendo del ruolo di sovrano. Nel frattempo Zira ordisce un piano per portare suo figlio al potere: Kovu dovrà stringere amicizia con Kiara, cosicché possa avvicinarsi a Simba tanto da poterlo uccidere indisturbato.

 

GIUSEPPE, IL RE DEI SOGNI – USA 2000 – Animazione – 74 min. 

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La trama

La famiglia di Giacobbe, pastore nomade, è numerosa: dieci figli già grandi, avuti dalla prima moglie, Lia. Quando ormai nessuno ci sperava più, anche Rachele, la seconda moglie, dà alla luce Giuseppe. Per il padre egli è il prediletto, lo considera il “figlio del miracolo”, colui che il Signore ha destinato a grandi imprese. Per questo ha per lui attenzioni speciali, che scatenano ben presto la gelosia dai fratelli. Mentre questi portano le greggi al pascolo e si occupano degli animali, Giuseppe studia, impara a leggere e scrivere, ed è trattato con particolare affetto. Segno di questa predilezione è una preziosissima tunica che Rachele ha intessuto per il figlio. L’orgoglio del giovane Giuseppe e i sogni straordinari che abitano le sue notti non migliorano certo i rapporti con i fratelli. Così, gli altri dieci decidono di sbarazzarsi di lui e lo vendono ai mercanti di schiavi, facendo credere a Giacobbe che il figlio sia stato sbranato dalle belve. Giuseppe giunge in Egitto, come schiavo del primo ministro Potifar: è benvoluto, anche per le tante cose che ha imparato alla scuola di suo padre. La moglie di Potifar si incapriccia di Giuseppe, ma lui si nega alla donna che inscena un tentativo di violenza e lo fa gettare in carcere. Il dono di interpretare i sogni, che il Signore gli ha concesso, cambierà il suo destino.

Per riflettere

Il film è realizzato come un musical e colpisce la cura con cui sono stati presentati i sogni di Giuseppe, del coppiere, del panettiere e del Faraone: per ciascuno di essi è stato scelto un riferimento artistico preciso, perciò Giuseppe sogna immergendosi in una pittura che richiama Van Gogh, i sogni dei due prigionieri sono rappresentati in maniera più naif, mentre quelli del faraone evocano il futurismo e il surrealismo. Centrale, nella narrazione, è il rapporto di Giuseppe con i fratelli. I dieci più grandi sono visibilmente gelosi e la continua preferenza che Giacobbe manifesta verso il figlio minore, giustifica il loro risentimento. Sono tanti i dettagli con cui il regista permette di cogliere il loro stato d’animo: gesti, sguardi, battute… Come esempio, può valere per tutti la canzone iniziale di Giacobbe mentre ha fra le braccia il piccolo Giuseppe: anche i fratelli vogliono vederlo, prendersi cura di lui, ed esprimono nel canto tutto questo. In maniera eloquente, Giacobbe tira sistematicamente tutte le tende, impedendo ai figli di avvicinarsi, lasciandoli fuori dalla gioia e dalla festa. Ad esacerbare la situazione c’è anche l’orgoglio di Giuseppe: è fiero della sua bella tunica e dell’affetto del padre. Per questo Rachele cerca di mediare e lo invita a non lasciarsi dominare dalle sue passioni. Il giovane desidera essere uguale ai fratelli: “Non voglio essere diverso: voglio essere come tutti loro!” grida a Giacobbe. Al tempo stesso, reagisce alla distanza che sente crescere fra sé e i fratelli, ribadendo sprezzante che essi sono solo “fratellastri”. Quando i mercanti di schiavi lo stanno portando via e lui invoca l’aiuto di Giuda e degli altri, ricordando loro: “Sono vostro fratello!”, essi rispondo amari: “Fratellastro”, richiamando la sua stessa espressione. Giuseppe cambia lentamente: gli sono necessari molti successi e molte cadute perché il suo orgoglio ferito si plachi, e pian piano nasca in lui un sentimento nuovo, quello del perdono. Un perdono che non è dato ad occhi chiusi: Giuseppe vuol vedere cosa c’è nel cuore dei fratelli, per questo li mette alla prova. Perdona, finalmente, riconoscendo che sono tutti cambiati: lui e loro. È un perdono faticoso, combattuto… com’è sempre, quando si perdona autenticamente. La ferita che Giuseppe ha subito è vera e profonda, per questo il perdono non è automatico, immediato. Gli richiede un lavoro interiore lungo e difficile, per raggiungere poi un perdono sincero e completo. In questo lo aiutano le vicende stesse di cui è intessuta la sua esistenza in Egitto e, in particolare, la presenza di Asenat, sua moglie. È lei a ricordargli come, senza la dolorosa esperienza della schiavitù, Giuseppe non sarebbe mai diventato benedizione di Dio per tutto il popolo d’Egitto e per la sua stessa famiglia.

Una possibile lettura

Vi sono percorsi della nostra storia che fatichiamo a comprendere, tappe che non vorremmo mai attraversare, e ci sentiamo lacerati dalla domanda più amara: – Perché?- Anche Giuseppe sperimenta tutto questo, in particolare nella lunga prigionia, ed è lì che impara la preghiera della fiducia e dell’abbandono nelle mani di Qualcuno più grande: “Non voglio sapere il perché: Tu vedi più lontano di me!”. È bella la scelta del simbolo della piantina secca che ha ancora la forza per una foglia verde: un piccolo segno di speranza, che Giuseppe cura amorevolmente, fino a farla fiorire e dar frutto. Anche quando sembra che non vi siano possibilità, vale la pena coltivare la pianticella fragile della speranza. Nella fiducia verso il Padre che non smette di aver cura di noi, anche quando lo sentiamo lontano.

Un’attenzione speciale meritano i sogni. Giuseppe ha il dono di interpretarli, di leggere la strada del futuro attraverso i pezzi apparentemente illogici di un sogno. Il sogno diventa il linguaggio dell’anima per esprimere le sue paure, le sue aspirazioni, le sue speranze: Giuseppe conosce le persone grazie ai loro sogni. Ma c’è di più, perché il sogno è visto come il momento propizio in cui Dio può parlare al cuore dell’uomo: quando tutto di noi tace, abbandonati nel sonno, Dio parla. Giuseppe sa riallacciare i fili che legano i messaggi di Dio, con il quotidiano. Poiché si mantiene in comunione con Lui e vive saldamente con i piedi per terra, riesce a cogliere il significato dei sogni. È un mediatore, non un indovino. Ci invita ad essere persone attente ai nostri sogni, a quello che ci fa vibrare, che mette le ali al nostro cuore, facendoci sognare. Sognatori immersi nella realtà, nella concretezza, facendo diventare impegno costante (sette anni di lavoro per riempire i granai!) quello che riusciamo a scorgere nei sogni.

(www.paoline.it)

OOPS! HO PERSO L’ARCA – USA 2015 – Animazione – 86 min. 

Locandina Oops! Ho perso l'arca…

Dave è un Nasocchione continuamente alla ricerca di nuovi luoghi dove vivere con il figlio Finny che vorrebbe invece un po’ di stabilità. Arriva però il momento di mettersi in coda, senza certificazione, per salire sull’Arca visto che i primi segnali del diluvio si sono già avvertiti. Ecco allora che i due cercano di camuffarsi per salire insieme alle regolarmente certificate Musone Hazel con la figlia Leah. L’escamotage funziona ma ben presto i due cuccioli si ritrovano, senza esserne consapevoli, su una struttura di sostegno dell’imbarcazione … proprio mentre questa sta partendo. Non si può dire che rimangano ‘a terra’ perché l’acqua sta progressivamente invadendo tutto il pianeta.

Il regista riflette sul tema della convivenza tra diversi muovendosi sul doppio livello umani-animali. Sono questi ultimi ad occupare l’intera scena considerato che Noè ha affidato al vanitoso leone il comando dell’Arca. Sono quattro i protagonisti che debbono affrontare i problemi che gli si pongono: due adulti e due cuccioli che la Natura avrebbe altrimenti tenuto lontani (madre e figlia carnivore, padre e figlio che non lo sono). Questo consente di moltiplicare i punti di vista e di far interagire, una volta tanto al cinema, adulti e ragazzi non solo sulle diversità da conciliare per raggiungere un obiettivo ma anche sui diversi ruoli. Vengono messi in rilievo i problemi e le preoccupazioni dei genitori così come quelli dei loro figli. Il tutto senza mai perdersi in soluzioni predicatorie e senza far mai calare il ritmo dell’azione che implica numerosi colpi di scena a cui offrono il loro contributo i temibili grifoni, il simpatico Obesino (una ‘lumaca’ enorme) e il loquace parassita della medesima che ha giusto il nome di… Scrocchino. Un film d’animazione nel quale adulti e ragazzi interagiscono sui diversi ruoli e sulle diversità da conciliare per raggiungere un obiettivo.

 

ZOOTROPOLIS – USA 2016 – Animazione – 108 min.

Locandina Zootropolis

Il mondo animale è cambiato: non è più diviso in due fra docili prede e feroci predatori, ma armoniosamente coabitato da entrambi. Judy è una coniglietta dalle grandi ambizioni che sogna di diventare poliziotta, poiché le è stato insegnato che tutto è possibile in questo nuovo mondo. Nick è una volpe che vive di espedienti nella capitale, Zootropolis, dove Judy, dopo un estenuante training in accademia, approda come ausiliaria del traffico. Toccherà a loro, inaspettatamente uniti, risolvere il mistero dei 14 animali scomparsi che tutta la città sta cercando e sventare i piani di chi vuole impossessarsi del potere locale, secondo l’atavico principio divide et impera.

Zootropolis, cartone Disney, affronta di petto la tematica più attuale di tutte: l’uso della paura come strumento di governo. E va a toccare un altro degli argomenti più sensibili in ogni epoca, ovvero l’esistenza (o meno) di una predisposizione biologia al crimine per alcune razze e alcune etnie. Ma si spinge anche oltre, andando ad analizzare il rapporto fra massa ed élite, nonché l’opportunità (o meno) di sopprimere la natura selvaggia e istintiva sacrificandola all’ordine sociale, flirtando con l’eterno dilemma se nella formazione degli individui, e delle società, conti maggiormente la natura o la cultura.