Tematica motivazionale

AFFRONTANDO I GIGANTI – USA 2006 – Drammatico, azione – 111 min. 

 

I giganti della paura, del fallimento, sono quelli che Grant e la sua squadra si trovano ad affrontare. Il film parte da un totale fallimento della vita del protagonista, il Coach Grant Taylor,  che pur essendo un figlio di Dio non mette in pratica la sua fede. Quando inizia davvero a farlo comincia a vedere la Parola che crea, la fede che muove, Dio che opera mandando benedizioni a chi crede che l’impossibile diventi possibile. Tutto questo lo sperimenta con la sua squadra “perdente” ma è lui il primo a doverci credere e con l’aiuto di Dio porta quei giovani a dare il meglio di se stessi.

Il regista/protagonista del film Alex Kendrick, mostra con il suo stile chiaro, semplice e diretto le debolezze dell’uomo. L’ascesa che vediamo nella vita di Grant va di pari passo con l’ascesa della squadra. Affronta e vince i suoi i giganti di ogni giorno e parallelamente affronta quelli della squadra insieme ai suoi ragazzi. Dio scende in campo con loro, con loro gioca, con loro vince. Abbastanza prevedibile l’evolversi della storia ma non è negli obiettivi del film un finale a sorpresa o colpi di scena, piuttosto stabilire dei punti fermi strada facendo e fornire, attraverso chiari simbolismi e in modo inequivocabile, gli strumenti per mettere in pratica la nostra fede e per credere nella potenza di Dio. Così vediamo l’importanza della preghiera personale e di intercessione, il giusto rapporto padre-figlio, l’importanza della lettura della Parola, il glorificare e amare Dio in ogni caso, il dare il meglio di noi stessi, lo spirito di squadra, che è poi anche quello di una Chiesa sana e altro ancora. Il film ha i giusti ritmi e una buona interpretazione dei protagonisti, non resta quindi difficile immedesimarsi nei personaggi e la visione è assolutamente scorrevole e piacevole. Il football, uno sport notoriamente irruento, diventa un mezzo per onorare Dio ed anche un modo per servirlo, con grinta, passione e determinazione. E’adatto non solo agli adolescenti ma a tutta la famiglia. E’ un vero e proprio film di ispirazione cristiana, tanto che sorprende trovarlo a noleggio nelle comuni videoteche, proprio per questo è un utile strumento di evangelizzazione tra i ragazzi. Una bella carica di fede in azione. Da non perdere.

 

GLORY ROAD – USA 2006

Locandina Glory Road

 

Nel 1965 l’allenatore Don Haskins, affidandosi esclusivamente all’abilità degli atleti e senza tener conto dei fermenti politici e razziali in atto, mette insieme un team composto esclusivamente da giocatori afroamericani. Grazie al suo coraggio, la misconosciuta squadra di basket della Texas Western University riuscirà a vincere il campionato NCAA del 1966.

 

L’ARTE DI VINCERE – USA 2011 – Drammatico – 126 min.

Locandina L'arte di vincere

Gli Oakland Athletics sono una buona squadra di baseball che però non può competere con i budget stratosferici di squadre come ad esempio i New York Yankees. Quando al termine di una buona stagione il general manager Billy Beane si vede portar via i suoi tre migliori giocatori, la loro sostituzione diventa impossibile, soprattutto con i pochissimi soldi a disposizione. A questo punto però Beane incontra Peter Brand, giovane laureato in economia che gli dimostra come si possa costruire una squadra vincente basandosi sulle statistiche invece che sui nomi altisonanti. Beane abbraccia la filosofia del ragazzo e rifonda la squadra con nomi sconosciuti o apparenti scarti, lasciando basiti tutti i collaboratori degli Oakland Athletics, compreso l’allenatore Art Howe. All’inizio le cose non sembrano funzionare, ma pian piano il “sistema” messo in piedi da Beane Brand comincia a dare frutti insperati…

 

LES CHORISTES – I RAGAZZI DEL CORO – Francia, Svizzera, Germania 2004 – 95 min.

Locandina Les choristes - I ragazzi del coro

Trama

Il film racconta la storia di Clément Mathieu, insegnante di musica disoccupato, che trova lavoro come sorvegliante in un istituto per ragazzi difficili e soli. “Fond de l’Etang” (“Fondo dello Stagno”) è il nome eloquente di questa struttura. I ragazzi ci appaiono subito maleducati, dispettosi, non rispettano nessuno, forse prendendo esempio da come si comporta il direttore Rachin nei loro confronti. Appena Mathieu arriva alla scuola, infatti, viene avvisato che il suo metodo dovrà essere molto duro, che non deve dare confidenza e che deve tenere a bada gli alunni con il bastone. In questo clima repressivo, l’impatto con gli allievi non è certo dei migliori ma il nuovo maestro crede che ci sia un modo meno violento per educare e ha un’idea che si rivelerà vincente. Mathieu decide di formare un coro con i ragazzi del collegio e, attraverso il canto, riesce a vincere la loro diffidenza e ad arrivare al loro cuore. I momenti difficili non mancheranno ma ormai i giovani coristi cominciano ad avere fiducia in se stessi, nelle proprie capacità e negli altri. Alla fine, l’arcigno direttore licenzierà il maestro, a quel punto amato da tutti, ma non riuscirà a distruggere quello che ha costruito.

Commento

“Les Choristes” è un film fatto di piccoli gesti che scatenano enormi conseguenze, alle quali non si può rimanere indifferenti. La situazione iniziale è cupa, sottolineata anche dai colori spenti, grigio e marrone. Anche l’impressione iniziale data dal nuovo sorvegliante è quella di un grigio, timido personaggio, quasi insignificante. Ma la sua forza si rivelerà proprio essere la sua umiltà, la sua capacità di rispettare gli altri e di vedere il bello che c’è in ognuno. Ai suoi ragazzi farà dono della cosa più preziosa che ha: la sua musica, la sua anima. Il mondo non è più grigio, il futuro non è più grigio. Nessuno è più solo: il coro unisce e rende tutti indispensabili gli uni per gli altri. In questo film la musica ha un ruolo fondamentale: le melodie sono semplici ma molto toccanti e i testi si adattano ai momenti di crescita dei personaggi. Saliamo sull’aquilone e voliamo sulle note a vedere il mare ma non facciamoci portare via dalla tormenta, prendiamo la mano che ci viene tesa e che ci vuole guidare verso un futuro di luce.

 

MC FARLAND – USA 2015 – Drammatico – 129 min. 

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Basato su una storia vera ambientata negli anni 80, il film McFarland, USA, vede protagonista Jim White (Kevin Costner), insegnante e allenatore di football che ha appena perso il suo ennesimo lavoro. Jim finisice così per trasferirsi insieme alla sua famiglia a McFarland, in California, una delle città più povere degli Stati Uniti. Lì si metterà ad allenare un gruppo di giovani studenti liceali, prevalentemente latinoamericani, molti dei quali lavorano nei campi, nei quali vede un grande potenziale sportivo, e cercherà di trasformarli in un gruppo vincente di corridori.

 

NATA PER VINCERE – USA 2004 – Commedia – 103 min. 

Locandina Nata per vincere

La sedicenne Terri Fletcher sogna di diventare un giorno una cantante di successo. L’occasione arriva quando viene scelta per frequentare un prestigioso corso estivo presso il Conservatorio Bristol Hillman a Los Angeles, che, oltre a essere frequentato dai giovani più ricchi di talento degli Stati Uniti, permetterà al vincitore del saggio finale di portare a casa una borsa di studio di 10.000 dollari. Terry riuscirà a superare le selezioni grazie anche all’aiuto del fratello Paul, ma lungo la sua strada dovrà superare numerosi ostacoli tra cui l’opposizione totale del padre, un lutto familiare che la segnerà profondamente, il rapporto con i suoi insegnanti e con i suoi coetanei, il blocco creativo che sopraggiunge tutte le volte che si trova a esibirsi di fronte al pubblico. Durante un’estate indimenticabile, Terri sperimenterà quanto sia forte la sua passione per la musica e quanto sia difficile vivere in una grande città, ma scoprirà anche l’amore…

 

REMEMBER THE TITANS – IL SAPORE DELLA VITTORIA – USA 2000 – Dramm. – 113 min.

Locandina Il sapore della vittoria

Nel 1971, ad Alexandria, Virginia, il dipartimento scolastico decide di accorpare due licei frequentati, separatamente, da studenti bianchi e da neri. La piena integrazione e la tolleranza razziale sono due obiettivi lontani e contraddittori. Le diffidenze e soprattutto, le presunte differenze sono laceranti. Investono abitudini, scelte musicali, schemi familiari, illusioni, gergo. A capo dei Titans, la squadra mista di football che è nata dalla fusione dei due licei, viene messo il nero Herman Boone che con l’aiuto del vecchio coach deve lavorare sodo per impedire scontri razziali. Più forte dei pregiudizi; più forte di barriere e divisioni, l’integrazione alla maniera di coach Boone ha un solo traguardo. E, a suggellare questo nuovo modo di intendere le relazioni sociali e la civile convivenza, viene lo sport. Ma solo dopo, stavolta, viene lo sport.

 

SETTE ANIME – USA 2008 – Drammatico – 125 min. 

Locandina Sette anime

Ben Thomas è un giovane uomo che ha commesso un tragico errore. Ossessionato dalla sua colpa è deciso a redimersi risanando la vita di sette persone meritevoli. Osservate e individuate le sette anime, Ben si prende amorevolmente cura di loro, donandogli una parte di sé e una seconda possibilità. Sarà però la bella Emily Posa, colpita al cuore da Ben e da (gravi) scompensi cardiaci, a innamorarlo e a distrarlo dal suo disegno originale. A Ben non resterà che decidere se tornare a vivere o lasciare vivere.

 

THE BLIND SIDE – IL LATO CIECO – USA 2009 – Drammatico – 128 min.

Locandina The Blind Side

Michael Oher, detto Big Mike per la sua imponente statura, è un adolescente della periferia di Memphis, abbandonato a se stesso da un padre sconosciuto e una madre tossicodipendente. Quando un suo amico lo introduce all’allenatore della Wingate Christian School come giovane promessa dello sport, questi fa di tutto perché Big Mike venga accettato dalla scuola a dispetto degli scarsi risultati ottenuti nei test attitudinali. Questo ragazzone di colore solitario e silenzioso che pulisce la palestra dopo ogni incontro sportivo e indossa sempre la stessa t-shirt, attira le attenzioni della famiglia Tuohy e in particolare di Leigh Anne, risoluta arredatrice dal cuore d’oro e dall’abbigliamento impeccabile, che una sera decide di accoglierlo sotto il suo tetto.

 

THE BLUES BROTHERS – USA 1980 – commedia – 133 min. 

Tre anni dopo essere finito dietro le sbarre, il rapinatore armato Jake Blues viene liberato per buona condotta. Ad attenderlo fuori dal carcere c’è il fratello Elwood, una ex fidanzata inferocita, la notizia che l’orfanotrofio dove sono cresciuti sta per essere chiuso e l’illuminazione divina. Convinti di essere in missione per conto di Dio i Blues brothers riuniscono con le buone e le cattive la vecchia band e organizzano un grande concerto benefico mentre fuggono da polizia, una banda di musicisti, il proprietario di un locale e i nazisti dell’Illinois che li vogliono fare fuori.
Forti dell’esperienza televisiva e dei concerti macinati in attesa di portare i due irriverenti personaggi sul grande schermo, John Belushi (Jake) e Dan Aykroyd (Elwood) fissano per sempre nell’immaginario collettivo la moda dell’abito nero completo di cravatta, cappello e occhiali da sole e si lanciano a tutto gas per le strade di Chicago a bordo della loro Bluesmobile, seminando macchine della polizia e caos in nome di Dio. La sceneggiatura si basa principalmente sulla carica comico-demenziale della coppia, la sua prepotente presenza fisica e mimica, i balli molli e disarticolati e le canzoni che sono eseguite in veri e propri videoclip d’annata – su tutte Think di Aretha Franklin – o dal vivo con la banda. È la musica che determina il ritmo dell’azione e delle gag e fa (s)correre la storia attraverso le peripezie dei due debosciati e sboccati antieroi.
Film cult per eccellenza The Blues Brothers voleva essere soprattutto un omaggio alla musica nera statunitense, ma finì per cambiare la storia del cinema. Trent’anni dopo persino l’Osservatore Romano lo ha definito “memorabile, stando ai fatti cattolico”.

 

UNA SETTIMANA DA DIO – USA 2003 – Commedia – 102 min. 

Locandina Una settimana da Dio

Bruce Nolan (Jim Carrey) è un popolare reporter televisivo di Buffalo e vive una bella storia d’amore con la fidanza (Jennifer Aniston). Eppure si sente infelice.  Alla fine della peggiore giornata della sua vita, Bruce si sfoga scagliando la propria ira su… Dio. Il quale, però, decide di comparirgli in forma umana e reagire alle sue accuse sfidandolo: se Bruce è scontento di Dio allora proverà per una settimana cosa significa vivere e “lavorare” nei panni dell’Onnipotente.

 

UN MERCOLEDI DA LEONI – USA 1978 – Drammatico – 120 min.      (amicizia maschile)

Locandina Un mercoledì da leoni

Big Wednesday è suddiviso in quattro stagioni che corrispondono a quattro determinate frazioni temporali: estate 1962 – autunno 1965 – inverno 1968 e primavera 1974. In poco più di dieci anni, che non casualmente coprono la fase più importante del conflitto del Vietnam, vediamo evolversi le storie di tre campioni di surf: il biondissimo Jack (William Katt), l’alcolista Matt (Jan-Michael Vincent) e l’irascibile Leroy (Gary Busey) “the masochist”.

John Milius trasforma la prateria in oceano e i cavalli in tavole da surf e indirettamente disegna un ritratto generazionale di eroi western travolti dalle onde della vita. L’estate del 1962 si apre con il simbolico passaggio attraverso le porte del Paradiso: con una memorabile inquadratura dal basso Milius accompagna i tre protagonisti ad immergersi nei sogni liquidi, piccoli sovrani di un regno ancora non contaminato dall’orrore della guerra. E la guerra non è solo il Vietnam, la guerra è dappertutto: quella delle rivolte dei ghetti neri in televisione, ma anche il conflitto interiore tra la libera spensieratezza di una amicizia virile e la necessità di rientrare nei ranghi in un processo sofferto di normalizzazione.

Milius attinge a piene mani dalla letteratura e dalla pittura orientale inserendo nell’elemento acqua una nota metafisica che avvicina l’umano al divino. Nel momento in cui si tuffano nel mare della California e solcano con leggerezza e apparente facilità le grandi onde delle mareggiate, Matt Jack e Leroy assomigliano a giovani dei che si lasciano le preoccupazioni terrene alle spalle. Se è vero che già L’ultimo spettacolo (1971) di Bogdanovich e American Graffiti (1973) di Lucas avevano esplorato il passaggio dalla adolescenza alla maturità in un preciso contesto storico, John Milius affida al rapporto con l’elemento naturale la parte preponderante regalando con la sia Airflex impermeabile (montata su una tavola da surf e controllata da due operatori) immagini memorabili e ineguagliate che possono essere apprezzate solo sul grande schermo: nemmeno Point Break (1991) di Kathryn Bigelow riuscirà ad avvicinarsi alla perfezione stilistica di Milius.

Gli eroi de Il mucchio selvaggio e de I magnifici sette si infilano nei tunnel liquidi formati dalle onde con la consapevolezza di avere varcato un limite; in questa lotta con la natura si sente l’eco dell’ Hemingway de Il vecchio e il mare, asciugato di ogni concessione romantica. L’antiretorica ha una delle maggiori espressioni nell’uso degli stacchi di montaggio, nelle ellissi narrative, nell’uso parsimonioso delle parole: in questo mondo fatto da uomini soli e di soli uomini, alle donne (Penny e Sally) è relegato uno spazio non significante.

La colonna sonora equilibrata di Basil Poledouris si arricchisce di pezzi importanti come Will You Still Love Me Tomorrow? dei The Shirelles, What’d I Say di Ray Charles, The Twist di Chubby Checker e The Locomotion di Little Eva. Ci sono momenti ironici soprattutto nella prima parte: la festa dionisiaca in casa che si trasforma in rissa, la escursione goliardica in Messico, il matrimonio di Bear durante il quale viene sancito il patto di amicizia virile, gli espedienti dei ragazzi per non farsi arruolare nell’esercito. A questi si alternano sapientemente eventi drammatici come l’incidente automobilistico causato da Matt ubriaco, il funerale di Waxer, la parabola autodistruttiva di Bear e la separazione dei tre protagonisti che prendono strade divergenti. La scena di Matt Jack e Leroy che parlano al cimitero dei loro sentimenti e delle loro prospettive con intorno una moltitudine di croci tombali verrà ripresa da tanti altri registi (uno su tutti Kevin Reynolds per il suo Fandango nel 1985).

Ma se il respiro di Dio è il vento che dà la forma alle nuvole (e alle onde) allora i tre sono destinati a ritrovarsi nel Big Wednesday della primavera del 1974, il giorno di una mareggiata memorabile. Le immagini dei cavalloni altissimi e dei piccoli corpi che si ostinano a sfidarli creano un groppo in gola allo spettatore che sa quanto è labile il confine tra la vita e la morte. Il ciclo delle esistenze si apre e si chiude rinnovandosi: Jack Matt e Leroy si ritrovano a sfidare le leggi della natura sapendo di avere lasciato una testimonianza generazionale che ha fatto epoca (“abbiamo fatto epoca”). Non si può vivere nel passato ma si può fare in modo che i bei ricordi non rimangano alle spalle. I tre escono dalle porte dell’Eden con il muto sorriso di chi ha compreso: questi giovani dei sono diventati uomini.

 

UN SOGNO, UNA VITTORIA, USA 2002, Drammatico, 127 min. 

Locandina Un sogno, una vittoria

Jim Morris insegna chimica in un liceo e allena una squadra di baseball in Texas dopo che un incidente lo ha costretto dodici anni prima a rinunciare al professionismo in serie B. I giocatori della sua squadra fanno un patto con lui: se riusciranno a vincere il campionato locale, Jim tenterà di tornare al professionismo. I ragazzi si sentono talmente coinvolti in questa sfida che per la prima volta la squadra della scuola arriva al campionato nazionale e Jim, per tener fede all’accordo, deve mettersi alla prova e tentare di realizzare i suoi sogni.