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GIUSEPPE MOSCATI, Italia 2007 – Drammatico – due episodi

Locandina Giuseppe Moscati

Giudicata miglior miniserie al Roma Fiction Festival 2007, la doppia puntata di Giuseppe Moscati si apre su Napoli agli esordi del Novecento, dove il giovane protagonista, appassionatosi alla medicina in seguito alla morte del fratello, supera il concorso per un posto all’Ospedale degli Incurabili dimostrando eccezionali capacità diagnostiche. Ma ciò che si rivela presto fuori dal comune, nella vita e nella carriera di Moscati, è l’attenzione per l’anima dei pazienti di cui cura i corpi e la grande spinta alla carità che lo porterà ad aprire le porte di casa ai poveri e ad aiutarli di tasca propria. Lo straordinario, dunque, nella vita – anche televisiva – di Moscati, va cercato nelle scelte dell’ordinario, del quotidiano, sempre improntante a preferire l’umiltà e il sacrificio, fino all’offerta completa di sé.

Il “film” (così lo annunciano i titoli di testa) di Giacomo Campiotti mette in luce, in particolare, la rinuncia all’amore della bella Elena (Kasia Smutniak), la nobildonna che Giuseppe fu sul punto di sposare, ma anche il rifiuto di una prestigiosa cattedra universitaria, motivato dalla volontà di restare fino all’ultimo in ospedale, a diretto contatto con i bisognosi.
La sceneggiatura si costruisce lungo i lati di un quadrato, ai vertici del quale stanno Moscati e l’amico di gioventù Giorgio Piromallo, da un lato, e la principessa Elena e la popolana Cloe, dall’altro. Il termometro insindacabile della classe sociale riequilibrerà i fattori in una sorta di scambio di coppie, non dettato dalla passione bensì dall’interesse.
Gli scenari fastosi della Napoli aristocratica e gli antri dickensiani dei quartieri spagnoli suppliscono in spettacolo e movimento alla difficoltà di drammatizzare una vita di scelte giuste, che non conosce l’errore e finisce (prematuramente) in gloria. Eppure, quest’ennesima e certamente non ultima biografia di un santo, sfugge alla retorica grazie all’interpretazione sentita e coinvolta di Giuseppe Fiorello nei panni del protagonista.
Nel miracolo finale, che chiude la miniserie delegando ad una didascalia la notizia della santificazione, si racchiude un altro frammento di cinema e la sintesi di una vita dedicata all’affetto più sincero, per chi era lontano ma anche più vicino.