Vocazione matrimoniale

CASOMAI – Italia 2002 – Commedia – 90 min. 

Locandina Casomai

Tommaso conosce Stefania. Si piacciono, si innamorano, si sposano. Nasce anche un bambino. Tutto è cominciato benissimo, si è evoluto bene, poi discretamente, piano piano fino alla crisi. Sembrava impossibile, eppure l’amore, che sembrava davvero solido, forse si è sfaldato, addirittura trasformandosi in livore. Chissà se si è ancora in tempo a provvedere.

 

CUORI DI VETRO – USA 2009 – Drammatico – 99 min. 

Locandina Cuori di vetro

Dave e Clarice sono una coppia afroamericana di Los Angeles. Il pastore che celebra le loro nozze li invita a sentirsi sempre uniti al Signore per poter superare i momenti difficile che inevitabilenmte arriveranno. In effetti le cose prendono subito una piega indesiderata: Dave deve rinunciare, dopo un incidente, a una promettente carriera di giocatore di baseball e per vivere si accontenta di allenare squadre di giovani promesse; al contrario Clarice si sta affermando nel mondo delle vendite immobiliari e per questo ritiene che non sia ancora il momento di avere figli. La situazione peggiora quando, a causa di un incidente, Clarice resta a lungo con una gamba immobilizzata e decide di chiamare in casa sua madre, che non ha mai visto di buon occhio Dave. Dave si sente continuamente umiliato dalle due donne, prova attrazione per con un’altra donna e il rapporto con la moglie sta precipitando…

Film in cui la riflessione prende le mosse da una cerimonia religiosa: le nozze. Il regista racconta con una buona capacità di indagine psicologica le problematiche che una coppia (inizialmente bene assortita) può individuare sul proprio percorso. Se si esclude il ‘coro’ degli amici che talvolta diventa quasi pretestuoso quando il film si concentra sulla coppia riesce a trovare accenti di verosimiglianza efficaci senza scadere nel romanticismo di appendice da una parte e nel dramma casalingo dall’altra. La cartina di tornasole è costituita dalla figura della madre di Clarice. Avrebbe potuto trasformarsi nella suocera da iconografia ormai logora. È invece tratteggiata come una personalità forte (e quindi naturalmente invadente) come d’altronde lo è la figlia. Sa però anche riconoscere a un certo punto i meriti del genero salvo poi, alla prima contrarietà, schierarsi di nuovo con Clarice. La stessa sottolineatura della sensazione di inferiorità provata da Dave nei confronti della moglie in carriera potrà essere non politically correct ma trova riscontro nella psicologia di più di un appartenente al sesso maschile.

 

FIREPROOF – USA 2008 – Drammatico – 122 min. 

Caleb Holt è un valoroso capitano dei vigili del fuoco. Mentre al lavoro – dove non dimostra alcuna paura o insicurezza – tutto procede per il meglio, a casa la situazione è molto diversa. Il matrimonio con la moglie Catherine, dopo sette anni, è in piena crisi e i due stanno valutando l’ipotesi di separarsi quando John, il padre di Caleb, propone al figlio di prendere parte a uno speciale programma di 40 giorni che li aiuti, ritrovando la fede in Dio, a recuperare il loro rapporto. Prima di potervi aderire, però, Caleb deve vincere le titubanze di Catherine, scettica sui possibili risultati.

Al lavoro, all’interno di edifici in fiamme, il Capitano Caleb Holt si comporta secondo la regola dei vecchi pompieri: “Mai lasciare indietro il proprio compagno”. Ma a casa, nel freddo fuocherello del suo matrimonio, vive secondo le proprie regole. Fin da piccola, Catherine Holt aveva sempre sognato di sposare un amorevole, coraggioso pompiere… proprio come suo padre. Ora, dopo sette anni di matrimonio, Cathrine si scopre non essere più una buona moglie per suo marito. Discussioni animate riguardo al lavoro, la gestione delle finanze, i lavori di casa e interessi extra coniugali stanno facendo scoppiare delle scintille. Proprio mentre la coppia avvia la procedura per il divorzio, il padre di Caleb sfida suo figlio proponendogli un esperimento di 40 giorni: “La sfida dell’amore”. Sperando che ne valga la pena, Caleb accetta perché è il padre a chiederglielo piuttosto che per salvare il suo matrimonio. Quando Caleb scopre che le sfide giornaliere sono vicine alla fede dei genitori, il suo già debole interesse per la cosa va ancora di più scemando. Mentre tenta di far fede alla sua promessa, Caleb diventa sempre più frustrato. Infine chiede al padre: “Come posso dimostrare amore a qualcuno che costantemente mi rigetta?” Quando suo padre spiega che quello è l’amore che Cristo ha dimostrato a noi, Caleb subisce un cambiamento che gli fa prendere un impegno serio con Dio. E con l’aiuto di Dio comincia a comprendere cosa significa amare veramente sua moglie. Sarà troppo tardi per salvare il suo matrimonio? Il suo lavoro è sempre stato quello di salvare gli altri, ma ora Caleb è pronto ad affrontare il lavoro più duro… riscattare il cuore di sua moglie.

 

LA FAMIGLIA BELIER – Francia 2014 – Commedia – 100 min. 

Locandina La famiglia Bélier

Paula Bélier ha sedici anni e da altrettanti è interprete e voce della sua famiglia. Perché i Bélier, agricoltori della Normandia, sono sordi. Paula, che intende e parla, è il loro ponte col mondo: il medico, il veterinario, il sindaco e i clienti che al mercato acquistano i formaggi prodotti dalla loro azienda. Paula, divisa tra lavoro e liceo, scopre a scuola di avere una voce per andare lontano. Incoraggiata dal suo professore di musica, si iscrive al concorso canoro indetto da Radio France a Parigi. Indecisa sul da farsi, restare con la sua famiglia o seguire la sua vocazione, Paula cerca in segreto un compromesso impossibile. Ma con un talento esagerato e una famiglia (ir)ragionevole niente è davvero perduto.

La famiglia Bélier è una commedia popolare che aggiorna con note e sorrisi il vecchio tema dell’adolescente alla ricerca di un’identità stabile. Sospeso tra focolare e autonomia, ‘riorganizza’ una famiglia esuberante intorno a un’età per sua natura fragile e scostante. A incarnarla è il volto pieno e acerbo di Louane Emera, che presta voce e immediatezza a un personaggio in cerca di un posto nel mondo. Se comicità e crisi si accomodano tra la rappresentazione genitoriale del futuro filiale e la tensione allo svincolo della prole, i personaggi vivono situazioni esilaranti, annullano lo scarto con l’amore e spiccano il salto verso una condizione nuova. Appoggiato su una sceneggiatura solida, che mescola con perfetta misura umorismo, lacrime, disfunzioni, pregiudizi e canzoni, La famiglia Bélier svolge una storia ben ordita in cui ciascun personaggio gioca la sua parte con effetto e sincerità, senza mai sconfinare nel pathos. Precipitando lo spettatore nel mondo ‘smorzato’ dei malentendants, Lartigau elude lo sguardo (fastidioso) dei ‘normali’ sui disabili, mettendo in scena una famiglia che quella difficoltà ha imparato a gestirla, intorno a quella difficoltà è cresciuta e su quella difficoltà si è impratichita, sentendo ogni movimento della vita. La famiglia Bélier non emoziona perché è differente ma al contrario perché è universale, si agita, si rimprovera e fa pace come tutte le famiglie del mondo. Chiusi nella sordità e in una bolla di sicurezza familiare, i Bélier si fanno sentire forte e chiaro attraverso la voce limpida di Paula e attraverso il linguaggio marcato dei segni. Parafrasando la canzone, Paula “non fugge, lei vola” verso spazi e tempi di prova in cui prepararsi alla vita. Dentro una moltitudine di diversità Éric Lartigau pesca quella irresoluta dell’adolescenza e di un’adolescente che deve apprendere un ‘linguaggio’ nuovo ed evidentemente altro e incoerente rispetto a quello familiare.

 

LA MEMORIA DEL CUORE – Germania 2012

Locandina La memoria del cuore

Il giovane matrimonio tra Leo e Paige sembra perfetto, finché un incidente automobilistico toglie alla donna la più solida delle basi: la memoria. Al risveglio dal coma lei non ricorda assolutamente chi sia l’uomo che le sta accanto e che dice di amarla. La volontà di Leo di ricostruire la loro vita insieme in attesa che i ricordi riaffiorino si scontra immediatamente con le paure della moglie e soprattutto con la famiglia di lei, diventata a dir poco invasiva una volta accertata la possibilità di un riavvicinamento dopo che Paige se ne era allontanata anni prima. Può una storia d’amore sopravvivere a un trauma così forte e a tutte le difficoltà che ne conseguono?

 

LE PAGINE DELLA NOSTRA VITA – USA 2004

Locandina Le pagine della nostra vita

La storia è tratta da un romanzo di Nicholas Sparks, autore amato dal cinema ‘romantico’. Una donna anziana affetta dal morbo di Alzheimer si sente narrare da un altro ricoverato la storia di un amore nato negli anni Trenta. In realtà quell’amore non è frutto della fantasia di uno scrittore. Film romantico, tutto incentrato sulle emozioni. Vanno riconosciuti la bravura dei due protagonisti e lo sguardo amorevole con cui Nick inquadra mamma Gena. Cosa non si fa per i figli!

 

MOGLIE E MARITO – Italia 2017 – Commedia – 100 min. 

Andrea è un neurochirurgo, Sofia un volto televisivo emergente. Sono sposati da parecchi anni, hanno due figli piccoli, e non ne possono più l’uno dell’altra. Li incontriamo durante la loro prima seduta di terapia di coppia, polarizzati sulle rispettive posizioni, incapaci di comprendere le reciproche difficoltà. Ci penserà il destino, e un esperimento scientifico mal riuscito, a far entrare Andrea nel corpo di Sofia e Sofia nel corpo di Andrea, con esiti ovviamente tragicomici. Riuscirà quello scambio a far capire ai due coniugi che cosa voglia dire affrontare la vita quotidiana nei panni dell’altro?

È proprio la sceneggiatura uno dei punti di forza di questo film prodotto da due piccoli ma lungimiranti produttori italiani. Pur nella necessaria sospensione dell’incredulità, la storia si preoccupa di conservare un fondo (anche doloroso) di verità e di generare spunti di riflessione sui ruoli di genere in modo meno didascalico e noioso di quanto non faccia il programma televisivo cui, nel film, partecipa Sofia. L’altro punto di forza sono gli interpreti, che risultano amabili come coppia di partenza (e di arrivo) e riescono a conferire la credibilità minima necessaria allo scambio di ruoli. Pierfrancesco Favino usa come sempre efficacemente tutto il corpo per diventare la versione femminile di sé, ma la vera sorpresa è Kasia Smutniak, soprattutto perché modella la sua interpretazione su Favino in quanto persona, prima ancora che in quanto uomo, rievocandone la gestualità senza esagerare, mentre Favino sembra ispirarsi più ad un’idea di femminilità che all’individualità specifica (e specificamente femminile) della Smutniak. La loro interazione è comunque divertente e non dimentica quella tenerezza e confusione che, a ben vedere, accomuna i due coniugi che ritrovano l’empatia e il contatto, indispensabili per amare veramente qualcuno.

 

NESSUNO SI SALVA DA SOLO – Italia 2015 – Drammatico – 100 min. 

Locandina Nessuno si salva da solo

Gaetano e Delia sono una coppia separata che si incontra al ristorante per decidere come suddividersi le vacanze con i figli. Quello che inizia come un match fra due contendenti pieni di rabbia e di risentimento si trasforma a poco a poco in un viaggio lungo la memoria della loro storia d’amore. Riusciranno Gaetano e Delia a ritrovare la strada di casa?

I coniugi si buttano a capofitto dentro il dolore vivo del disfacimento di una storia d’amore senza mai abbassare lo sguardo, o nascondere la testa. E poiché una crisi coniugale è anche spesso una sequela di frasi fatte e insulti coloriti questa volta la penchant declamatoria di Margaret Mazzantini funziona in sceneggiatura: perché ogni passo della via crucis che la coppia attraversa porta incisa una didascalia dolorosa.

Nessuno si salva da solo ha pregi e difetti: fra i pregi, un tempismo sorprendente rispetto alla realtà di una generazione, e la volontà di scavare nella rabbia e nella frustrazione contemporanee senza indietreggiare; fra i difetti, la tendenza all’urlo e alla concitazione trafelata, che però sono anche i segni più frequenti (e imbarazzanti) di ogni crisi reale. In questo spin fuori controllo c’è la mancanza di un’educazione sentimentale e la sovrabbondanza di una diseducazione televisiva in cui il confronto è sempre e solo il litigio teatrale o lo sfogo vulcanico.

 

(500) GIORNI INSIEME – USA 2009 – Commedia – 96 min.

Locandina (500) Giorni Insieme

Tom, con una laurea da architetto, lavora presso un editore di biglietti augurali per il quale deve inventare formule che vadano bene dal compleanno alla partecipazione a un lutto. Un giorno viene assunta come segretaria del suo capo Summer, la quale ha come filosofia di vita la regola di non volere un rapporto duraturo. Tom se ne innamora timidamente e lei lo contraccambia. Il film ci racconta, in un continuo andirivieni, i 500 giorni della loro storia a due.

Il punto di vista è quello di Tom (così non mancherà chi accuserà il film di posizioni maschiliste) e già da questa scelta prende l’avvio il ribaltamento di alcuni stereotipi. Il romantico è lui, quello che sogna il matrimonio è sempre lui, quello che soffre di più è ancora lui. Intendiamoci: Summer non è affatto una cinica distruggiuomini. È semmai una giovane donna dei nostri giorni con barriere difensive che dovrebbero proteggerla dal dolore e con una contraddittorietà che fa parte del suo stesso essere e di cui finisce con il divenire consapevole.
Lo stile narrativo di Webb ci mette in situazione a partire dalla fine del rapporto (la prima risata la ottiene da subito con la scritta che compare sullo schermo in apertura di film) per poi farci surfare tra le onde di dinamiche di coppia in cui più d’uno potrà riconoscersi. Il fil rouge che attraversa tutti i 500 giorni: è difficile (oggi forse più che mai) non fare confusione tra ciò che si vorrebbe che fosse e ciò che è nella realtà. In particolare nel rapporto di coppia perché, come cantava Eugenio Finardi, “l’amore è vivere insieme, l’amore è sì volersi bene ma l’amore è fatto di gioia ma anche di noia”. Webb riesce a comunicare il concetto senza mai annoiare il suo pubblico. Neppure per un minuto. E non è poco.