Le vocazioni come testimonianza di verità nel messaggio del Papa per la prossima Giornata mondiale
L’Osservatore Romano, 16 gennaio 2014
«La vocazione scaturisce dal cuore di Dio», ma germoglia solo «nella terra buona del popolo fedele, nell’esperienza dell’amore fraterno», ed «è un frutto che matura nel campo ben coltivato dell’amore reciproco che si fa servizio vicendevole, nel contesto di un’autentica vita ecclesiale».

Perché «nessuna vocazione nasce da sé o vive per se stessa». È quanto scrive Papa Francesco nel messaggio inviato ai vescovi, ai sacerdoti, ai consacrati e ai fedeli di tutto il mondo in vista della cinquantunesima Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni che si celebrerà l’11 maggio prossimo, IV domenica di Pasqua.Nel documento, che ha per tema «Le vocazioni, testimonianza della verità», il Pontefice si rivolge in particolare a quanti «sono ben disposti a mettersi in ascolto della voce di Cristo che risuona nella Chiesa, per comprendere quale sia la propria vocazione», invitando «ad ascoltare e seguire Gesù», lasciandosi «trasformare interiormente dalle sue parole che “sono spirito e sono vita”». Perché, ha spiegato, fa «bene partecipare con fiducia ad un cammino comunitario che sappia sprigionare le energie migliori», nella consapevolezza che «vivere la “misura alta della vita cristiana ordinaria”, significa talvolta andare controcorrente e comporta incontrare anche ostacoli, fuori di noi e dentro di noi».Il Papa ricorda poi che «Gesù stesso ci avverte» che «il buon seme della Parola di Dio spesso viene rubato dal Maligno, bloccato dalle tribolazioni, soffocato da preoccupazioni e seduzioni mondane». Ma tutte queste difficoltà non devono scoraggiare il cristiano, facendolo «ripiegare su vie apparentemente più comode». Infatti, aggiunge Papa Francesco, «la vera gioia dei chiamati consiste nel credere e sperimentare che Lui, il Signore, è fedele, e con Lui possiamo camminare, essere discepoli e testimoni dell’amore di Dio, aprire il cuore a grandi ideali, a cose grandi». «Siamo “proprietà” di Dio non nel senso del possesso che rende schiavi, ma di un legame forte che ci unisce a Dio e tra noi, secondo un patto di alleanza che rimane in eterno “perché il suo amore è per sempre”».